Da Peschiera del Garda (Vr) a Mantova (Mn)
Itinerario lungo ma totalmente protetto, pianeggiante e dotato di una buona segnaletica (a parte i primi chilometri a Peschiera del Garda). L’unica insidia potrebbe essere il vento, vista l’esposizione del percorso. Per la stessa ragione è bene fare attenzione anche ai mesi caldi (giugno, luglio e agosto), in cui la temperatura può rendere davvero difficile pedalare.
Informazioni
Tipologia di percorso | pista ciclabile in sede protetta |
Lunghezza | 44 km |
Livello di difficoltà | facile |
Fondo stradale prevalente | asfalto |
Bicicletta | Trekking, MTB, Bici da corsa |
Luoghi d'interesse | Peschiera del Garda, Valeggio sul Mincio, Pozzolo, Marengo, Soave, Mantova |
Informazioni pratiche | |
Gpx del percorso | http://www.bicitalia.org/yourls/peschieramantova |
Descrizione
Siede Peschiera, bello e forte arnese. È già in questo verso di Dante, canto XX dell’Inferno, lo spirito militare di Peschiera del Garda ricca di fortificazioni, bastioni e fossati, già roccaforte strategica per Venezia, Napoleone e gli austriaci.
Per raggiungere la sponda destra del Mincio da cui parte la pista ciclabile si esce da Porta Brescia e si segue un filare di pioppi che indica la via al fiume. Monzambano è il primo paese che si incontra: è uno dei tredici comuni che fanno parte del Parco Regionale del Mincio, un’area protetta che si allunga dal Garda al Po e che ospita l’intera ciclabile. Una buona occasione per scoprirsi birdwatcher (sono oltre 200 le specie di uccelli registrate all’interno del parco) e per osservare le cicogne bianche, reintrodotte qualche anno fa presso il Centro di Bertone, a Goito (raggiungibile con una deviazione di pochi chilometri).
Pedalare verso Mantova è un tuffo nella natura e nel silenzio, un paesaggio ipnotico dal quale però è bene non farsi distrarre troppo visto che i margini del Mincio e dei suoi canali sono quasi sempre senza protezione. Lungo la strada si possono ammirare il ponte-diga di Valeggio, costruito nel XIV secolo per volere di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, e i mulini di Borghetto, un minuscolo villaggio che sfruttava il corso dell’acqua per la macinazione di cereali, frumento e riso. Qui c’è ombra in abbondanza e una bella vista del ponte visconteo e se l’appetito si fa sentire chioschi, trattorie e ristoranti offrono menu per ogni esigenza.
La pista ciclabile e il Mincio continuano a braccetto fino a Pozzolo, dove la strada piega leggermente a oriente, verso Mantova. Si attraversano i canneti che un tempo furono paludi prima di avvistare i quattro laghetti su cui Mantova sembra sospesa. Ma non è ancora finita. A Marmirolo, cinque chilometri dal centro città, si può iniziare un altro viaggio, quello all’interno della Riserva naturale Bosco Fontana, un tempo luogo di caccia dei Gonzaga, oggi area protetta e custode delle antiche foreste di latifoglie.
IDEE PER LA SOSTA
Peschiera del Garda
Si chiama così da meno di un secolo (dal 1930, per l’esattezza) ma è abitata fin dalla preistoria, quando era un importante centro di scambi. I primi insediamenti risalgono all’età del Bronzo e gli studiosi hanno individuato almeno sette villaggi palafitticoli. Oggi il monumento più visitato è il Santuario della Madonna del Frassino che deve il suo nome a una curiosa vicenda che interessò il suo fondatore, Bartolomeo Broglia, nel 1510. Aggredito da un serpente, invocando la statuetta della Madonna che vide materializzarsi tra i rami di un frassino.
Gastronomia fluviale
Inevitabile che il Mincio, protagonista di questa ciclovia, sia protagonista anche a tavola: gli amanti delle specialità locali possono sbizzarrirsi tra luccio, anguilla e trota. Tra i primi piatti i grandi protagonisti sono i tortelli, oltre alla zucca, classica preparazione mantovana con amaretti, mostarda e noce moscata, vengono spesso proposti anche alle erbette.
Riserva naturale Bosco Fontana
Si estende su un’area di oltre 230 ettari ed è ciò che rimane delle antiche foreste che, un tempo, ricoprivano tutta la Pianura Padana. Ha la forma di un quadrilatero pianeggiante, con i lati di circa 1.500 metri di lunghezza. Nel cuore della foresta c’è una palazzina seicentesca, fatta costruire da Vincenzo I, duca di Mantova, quando la foresta era riserva di caccia della famiglia Gonzaga. Oggi è abitata soprattutto da donnole, faine e puzzole.
Palazzo Te
Costruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, l’opera dell'architetto Giulio Romano ha reso Mantova celebre nel mondo. Il palazzo è un edificio a pianta quadrata con al centro un grande cortile, pure quadrato, attrezzato con quattro entrate (una per lato). L’ingresso principale rivolto verso la città è la cosiddetta Loggia Grande, nella parte esterna composta da tre grandi arcate.