Da Buia (Ud) a Udine (Ud)
Magnifico sentiero immerso nella natura, ben segnalato e quasi totalmente sterrato. Oltre ai ciclisti, la via è molto frequentata anche da escursionisti e piedi e a cavallo (lungo il percorso ci sono diversi maneggi). A parte la salita iniziale, non ci sono difficoltà significative. Attenzione alla pioggia che potrebbe rendere più insidioso il fondo sterrato.
Informazioni
Descrizione
I biker locali rimpiangono il vecchio percorso con sentierini, rami e canaletti a ostruire il passaggio, ma la nuova Ippovia ha creato grande interesse turistico nella zona. Non solo per i ciclisti, dal momento che questo percorso di 30 chilometri è apprezzato anche dagli amanti del trekking e delle passeggiate a cavallo. Il punto di partenza è Buia ma, volendo evitare la salita di circa un chilometro che porta all’omonimo monte, è possibile partire dai 335 metri d’altezza della cima per avere il vantaggio di cominciare la gita in discesa. La quota non è granché ma basta per osservare il bello sfondo montano, impreziosito dalle Cime dei Musi e dal Gran Monte, che ci accompagnerà nel corso di tutta l’escursione.
La strada che scende dal monte Buia è una curva continua fino al torrente Cormôr, segnavia naturale fina a Udine, destinazione finale di questo percorso. Quasi tutti i paesi che si attraversano (o si avvicinano) sono stati ricostruiti dopo il terribile terremoto del 1976, eppure conservano gran parte di quell’armonia con il territorio collinare che avevano in origine. Finita la discesa, i primi colpi di pedale verso Vendoglio sono spettacolari, con passaggi nel bosco, attraverso terreni agricoli e in mezzo a distese prative. Tra l’altro il fondovalle concede diversi tratti all’ombra, un vero toccasana durante la stagione estiva. Il Cormôr scorre fedelmente al fianco della ciclabile ma a volte è quasi invisibile a causa della sede ribassata.
Lungo il percorso dell’Ippovia non si trovano punti di ristoro: chi volesse fare una sosta per riposarsi e fare rifornimenti deve necessariamente abbandonare il percorso principale e inoltrarsi per le stradine che conducono ai centri abitati più vicini come Treppo Grande, Cassacco, Tavagnacco e Pagnacco.
In prossimità della deviazione per il monte Albano, che permette di raggiungere il castello di Collaredo, siamo circa a metà strada. In questo tratto si possono ammirare le architetture in pietra che punteggiano le colline del Cormôr: si tratta di grandi cascinali che formano delle corti chiuse con scale esterne, sono le abitazioni tradizionali degli antichi abitanti della zona (ognuna infatti ha un nome proprio), organizzate come vere e proprie aziende agricole autosufficienti.
Superato il monte Albano, la ciclabile scavalca l’autostrada A23 per dirigersi in direzione Fontanabona. Il carattere bucolico dell’Ippovia, qui, trova la sua massima espressione. Prima di arrivare a destinazione conviene concedersi un po’ di tempo per ammirare l’antica villa nobiliare di Fontanabona e il borgo collegato, che ha mantenuto l’impianto urbanistico dei tempi andati. Si raggiunge Udine dopo aver passato un gigantesco viadotto ferroviario che però non ha mai visto il passaggio di un convoglio. La linea Udine-Majano, infatti, non è mai stata completata
IDEE PER LA SOSTA
Pieve di San Lorenzo
Sulla cima più alta dei colli di Buia sorge questa pieve nella quale, in seguito ai lavori di restauro e ristrutturazione avviati dopo il terremoto del 1976, sono state scoperte tracce di un’antica basilica paleocristiana. All’interno si possono ammirare una serie di affreschi dedicati alla Vergine Maria.
Castello di Colloredo
È uno dei più importanti castelli del Friuli. La costruzione fu iniziata per volere di Guglielmo di Mels nel 1302 e, nel corso dei secoli successivi, fu ampliato a più riprese. Ippolito Nievo vi abitò per diverso tempo e vi scrisse “Le confessioni di un italiano”. Al momento il castello non è visitabile all’interno.
Loggia del Lionello
I lavori per questa Loggia in stile gotico veneziano, in piazza Libertà a Udine, sono stati iniziati intorno alla metà del XV secolo per opera di Bartolomeo delle Cisterne su disegno dell’orafo Nicolò Lionello. Nel 1876 fu distrutta da un incendio ma Andrea Scala, che la restaurò, si attenne ai disegni del Lionello che ancora ci permettono di ammirarla nelle sue forme originali.